Tranquilli, Sono Vivo: marzo 2010

mercoledì, marzo 03, 2010

The Tilbury Incident #3

Questa storia inizia qui: http://tranquillisonovivo.blogspot.com/2010/01/tilbury-incident-1.html
e contina qui: http://tranquillisonovivo.blogspot.com/2010/01/tilbury-incident-2.html





Il poliziotto si avvicina. Basta una piccola spallata per aprire la porta, senza schianto. Nell'entrata, un cimitero di buste e lettere. Nessuno ritirava la posta da giorni. Lo sguardo si apre su un corridoio coperto di moquette verde che porta ad una piccola sala in penombra. Sul tavolino della sala, qualche bottiglia vuota. La luce entra attraverso le tende spesse con grandi sforzi, fino a risultare pallida e giallastra. La vicina è paralizzata sulla porta della propria casa, con la mano davanti alla bocca. Io rimango il più possibile a distanza per non impregnarmi di quel maledetto odore, con scarsi risultati. Dopo aver perlustrato a dovere il primo piano, il poliziotto senza capelli si dirige di sopra. Scende nuovamente le scale dopo neanche un minuto e dice, con voce calma, ma triste: "E' di sopra. E' morta". La vicina scoppia a piangere e rimane immobile.

Io, il dottore e Roger ci guardiamo, ma in quel momento mi appare chiaro come tutti e tre ne fossimo già sicuri da più di un'ora. Roger chiama l'ambulatorio e avvisa il personale. Margareth frequentava la clinica da diversi anni e doveva essere molto simpatica, tutti si ricordano di lei. Il poliziotto chiama il dottore e gli ricorda che sarebbe il caso se andasse di sopra anche lui, per l'accertamento della morte. Il dottore non ne è felice, ma è il suo dovere. Tentenna sull'uscio, chiede ancora qualche informazione di tipo legale al poliziotto, poi sale di sopra. Scende anche lui poco dopo, decisamente bianco in viso e un po' sconvolto. Del resto conosceva Margareth. Chiede al poliziotto se sono stati avvisati i medici legali e, nel sentirsi rispondere in modo affermativo, sembra immediatamente più sollevato. Ci avrebbero pensato loro ad effettuare un sopralluogo più accurato, valutare l'epoca della morte e capire cosa potesse essere successo. In quel momento, il dottore si gira verso di me e mi dice: "Vuoi andare a vedere?".

Io penso di non avere moltissima voglia di vedere quel maledetto cadavere. Però mi rendo anche conto di essere lì per fare esperienza e che quella è fuori da ogni dubbio un'esperienza. E mentre concludo questo pensiero mi rendo conto che il dottore, Roger e i due poliziotti mi stanno osservando perchè devo dare velocemente una risposta. Così, annuisco rapidamente e senza parlare. Entro nella casa respirando con la bocca, arrivato a metà della piccola scala di sei o sette gradini ho una specie di deja vu, facilmente riconducibile ad uno dei miei innumerevoli incubi. Chissà quante volte, nel sonno, mi sono ritrovato in una casa piuttosto buia, nel bel mezzo dell'inferno, con il chiaro presentimento che qualcosa di orribile stava per presentarsi alla mia vista. Lo sguardo passa velocemente da una specie di sgabuzzino situato a lato della scala, verso le due porte chiuse sul davanti. Faccio per aprirne una, ma il poliziotto, parlandomi da sotto, mi indica la mia sinistra. Voltandomi, solo in quel momento mi rendo conto che quella stanza non è uno sgabuzzino, ma una minuscola stanza da letto, completamente a soqquadro. La luce è ancora giallognola e sempre più putrida. Davanti a me due materassi, uno appoggiato per terra, l'altro completamente ribaltato sull'altro e senza lenzuola. Pur respirando con la bocca, mi sembra di respirare fango. Un altra parete della stanza è completamente occupata da un grosso armadio. Non capisco. Poi vedo Margareth, a faccia in su, distesa nella piccola striscia di pavimento che separa il materasso dall'armadio.