Tranquilli, Sono Vivo: dicembre 2006

domenica, dicembre 17, 2006

Il Buono, il Brutto e il Humbert






Siamo arrivati in piazza Duomo verso le 8.

Il palco sembrava un grosso panettone metallico, la gente iniziava ad accalcarsi e la varietà era tale che per un attimo abbiamo pensato di trovarci al concerto dei Negramaro, o qualcosa di simile. La pioggia cadeva a tratti, per fortuna avevo il cappuccio. Io e Teo ci siamo piazzati in posizione centrale, non molto distanti dal panettone. Davanti a noi c'era un vecchietto che assomigliava spaventosamente a uno dei cattivi di Star Wars. Dietro, invece, una coppia di ragazzi. Lei mangiava i fiocchi di latte dell'In's Market (guarda le combinazioni).

Poco prima del concerto dietro di noi si piazzano anche tre ragazzi del sud che saranno una continua risorsa di gags volontarie e involontarie. Alle 8 e mezza iniziano a salire gli orchestrali. Sono tantissimi. In quel momento mi viene in mente uno dei qualsiasi commenti su un concerto dei Sigur Ros (commenti generici del tipo "sono giganti") e mi rendo conto che Morricone è una rock star anche lui. Non mi smentirà alla fine, quando farà finta di uscire per il bis. Contemporaneamente, guardandomi intorno, guardando il palco e leggendo i nomi altisonanti degli sponsor, capisco che Morricone non suonerà nulla da "Una lucertola con la pelle di donna" nè da "Le Serpent", nè da "Le foto proibite di una signora per bene". Mantengo comunque qualche speranza in "Metti una sera a cena", speranza che verrà esaudita con conseguente atmosfera stile Maurizio Costanzo Show in tutta la piazza e camerieri immaginari che gironzolano per il pubblico servendo vermouth bianco (sapevate che in alte dosi è allucinogeno? Quel furbone di Ennio sicuramente. ).

Poco prima dell'ìnizio, il tizio dietro al mixer inizia evidentemente a bestemmiare. Ci deve essere qualche tipo di problema tecnico, forse semplicemente un cavo o un canale del mixer partito per qualche isola tropicale. Intanto i mille orchestrali rimangono lì, a congelare. Sembrano una quantità abnorme di nipotini che aspettano invano il nonno davanti al caminetto spento. Teo scorge il bassista, tranquillamente uscito dai New Trolls o simili, munito di papalina. La pianista, invece, è più bionda di Gwen Stefani sulla copertina dell'ultimo disco. Il silenzio viene rotto solo per un attimo da una specie di presentatrice che parla esattamente come Kay Rush (ex-Kay Sandvick) e conferma il problemino tecnico. Ogni tanto veniamo assaltati da volumi molestissimi di tastiera. Evviva.

Quando tutto si risolve sono circa le 9. Quella sagoma dell'Ennio sale sul palco con una sciarpa rossa, forse perchè è quasi Natale. L'inizio è lento, da camera. Il concerto prosegue senza grossi scossoni, fino a quando partono i grandi temi dai western di Sergio Leone. L'atmosfera diventa surreale: piove, la gente accalcata sotto le luci natalizie, ma da un momento all'altro ti aspetti che Clint Eastwood passi a cavallo sparando a tutti quanti. Nell'apice de "Il buono, il brutto e il cattivo" una cantante giovanissima ci lascia tutti a bocca aperta e alla fine uno dal pubblico urla "LO VOGLIAMO COME INNO NAZIONALE! BASTA FRATELLI D'ITALIA!". Nessuno ha il coraggio di dargli contro. Nel frattempo i nostri vicini hanno già snocciolato perle come "Ennio e le storie tese" oppure "...Aspetta...questa l'ho già sentita.....ah si, è' la pubblicità dell'8 per Mille. ".
Tempo di un bis in cui Clint Eastwood passa per massacrare quelli rimasti in vita per miracolo e poi si fugge al coperto della galleria, prima di tornare a casa fischiettando come dei cowboys. Che dire, Morricone mi avrà anche negato lo spaghetti funk, ma non mi posso lamentare. Tornando a casa ho pure mangiato un hamburger.


1) Quello che vedevo io



2) Quello che ho sentito nel mio più profondo Io



3) Il Krauti-Western imperdibile






[ The Radio Plays: Ennio Morricone - La Lucertola ( Una Lucertola Con La Pelle Di Donna OST, 1971)

sabato, dicembre 09, 2006

Il post descrittivo di Humbert (e il post-descrittivismo, se nessuno l'ha mai inventato) #1






Mi rendo conto che tendo a dimenticare le cose più semplici.




Mi ricordo perfettamente come si gioca a Great Giana Sisters sul Commodore 64, ma non ricordo praticamente nulla della vita e delle opere dell'imperatore Giustiniano. Ho imparato quest'anno a fare il bucato, nel frattempo mi sono dimenticato le ultime nozioni fondamentali di anatomia e biochimica a cui mi aggrappavo e quindi ora dovrò ripassare tutto, per non fare una pessima, pessima figura. Inutile aggiungere che ho imparato migliaia di nomi di gruppi nuovi, dimenticando contemporaneamente un numero esattamente uguale di compleanni. Perciò, ne approfitto, Buon Compleanno a Tutti Voi, amici miei. Non vi ho mai parlato del mio quartiere, del posto in cui vivo, della strada che porta a casa mia. Me ne sono reso conto oggi, siccome è venuta mia madre a trovarci e ho visto le cose facendo finta che fosse la prima volta, proprio come lei. Mi sono reso conto che avrei parecchio da dire e da descrivere, perchè Viale Campari è un viale originale, a suo modo.

Prima di tutto,
sulla strada di casa mia c'è l' IN's Market.

L'IN's Market, che Camilla ha battezzato comodamente "Il posto delle Vongole" perchè vende le vongole ad un prezzo più basso di qualsiasi mercato di qualsiasi spiaggia dimenticata da qualsiasi divinità, rappresenta l'ultimo stadio non solo del supermercato, ma anche del discount. E' il discount della disperazione, quello a cui si va solo nei momenti di emergenza, stringendo forte in tasca un rosario e nell'altra tasca un coltello, solo e solamente perchè è proprio sotto casa. I prodotti all'IN's hanno confezioni e nomi che riconducono direttamente ai cartoni animati. Uno si aspetta di aprire la confezione del succo d'arancia e aspettarsi di spremere fuori un rotolo arancione semisolido tipo plastilina lucida che cola lentamente nel bicchiere cantando "oh happy day" mentre ti guarda con i suoi centoquattro occhietti neri e felici.

Non è come i prodotti in Inghilterra, dei quali già saprai che avranno sapore di medicinale per piante, o anche nessun sapore. Prima di aprire un prodotto dell' IN's non hai la più pallida idea di cosa aspettarti, perciò ogni volta che trovi qualcosa di buono rimani sorpreso e inebetito. Ad esempio ci sono delle imitazioni perfette dei pan di stelle, le ho comprate un sacco di volte, ho smesso quando ne aperto un pacchetto e i biscotti sapevano di bruciato.


Se dopo aver girato fra gli scaffali ( e non solo,a volte la roba cade rovinosamente a terra senza un motivo e si è costretti a cercare nei mucchi ) hai scelto coraggiosamente di comprare qualcosa, devi ancora affrontare la prova della cassa. Le cassiere dell'IN's sono tre o quattro e sono molto presumibilmente degli androidi. Lo so che questo paragone nel mio immaginario è parecchio inflazionato e me ne scuso, ma non saprei come definire un altro modo una signora sulla trentina che:

1) Non sorride MAI e non ti saluta, a meno che tu non sia una persona anziana.
2) Conosce TUTTI i codici di TUTTI i prodotti a memoria, tanto è vero che quando metti i prodotti sul nastro nero, la cassiera non fa neanche passare i codici a barre su quella cosa che fa bip, si limita a martellare a velocità forsennata sulla cassa inserendo sequenze di numeri velocissime.
3) Ogni tanto si dà il cambio con un'altra cassiera e sparisce misteriosamente dietro un enorme porta grigia dalla quale provengono solo rumori metallici.

In casa mia generalmente si compra un ristrettissimo numero di prodotti all'IN's: la carta igienica, le cipolline sott'aceto, le spugne per i piatti, la birra Bavaria, i formaggini e le pile da 9 volts per i pedali della chitarra che, miracolosamente, l'ultima volta mi sono durate 4 mesi, chiaro sintomo di un campo elettromagnetico fuori controllo. In questi giorni sulla porta di ingresso c'è un avviso per tutti quelli che hanno acquistato un navigatore satellitare di marca Amstrad. Ovviamente non funziona. Ora, se io penso ad un navigatore satellitare comprato all'IN's Market, penso a una piccola scatola, probabilmente di legno umido e ferro arrugginito, maleodorante di stiva di barca, in cui tu inserisci il nome di una città tipo Bologna e lui ti spedisce al mercato del pesce di Licata. L'unico altro prodotto di marca Amstrad che io abbia visto in vita mia era il computer di un mio compagno del liceo. Lo picchiavamo praticamente ogni mattina.

(continua)






[ the radio plays: Chris Hulsbeck - The Great Giana Sisters, Level Music (The Great Giana Sisters Commodore64 Game OST, 1987)

venerdì, dicembre 01, 2006

Humbert e il Disorientamento






Posso dire di non essermi mai perso sul serio. Magari in certi momenti, in macchina o a piedi, non sapevo con certezza dove stavo andando, però la strada l'ho sempre ritrovata. Mancava, insomma, quella spiacevole sensazione di smarrimento. Posso dire che mi è capitato di sentirmi un po' sperduto, a volte, riguardo la mia vita o più semplicemente svegliarmi al mattino e non avere la più pallida idea di cosa fare, ma quella è un'altra faccenda più complicata che esula da quello di cui vorrei parlare ora.

E' incredibile, quindi, la sensazione di sopraffazione che mi assale ( e per fortuna non sono l'unico ) quando devo andare in ospedale a cercare un'aula di cui non conosco con perfezione l'ubicazione. Tutto è complicatissimo in ospedale. Stamattina mi sono svegliato presto, ho perso la mia buona mezz'ora per parcheggiare la macchina, sono entrato in policlinico e mi sono soffermato ad analizzare la cartina. Dovevo cercare la biblioteca di semeiotica chirurgica per iscrivermi all'esame di mercoledì prossimo. Non mi sembrava un'impresa impossibile, tantomeno un'impresa. Guardando la cartina trovo immediatamente la palazzina di chirurgia ed entro. In bacheca ci sono due ragazzi con i libretti in mano, chiedo loro informazioni, mi spediscono al secondo piano.

Al secondo piano c'è l'aula dove ho seguito le lezioni e poi un lungo corridoio con miliardi di porte. Sopra ognuna di queste porte c'è un etichetta minacciosa. Arrivato alla quinta o sesta porta sono già spaventato, sospetto seriamente di essere finito in uno di quei labirinti da cui è impossibile uscire senza avere collezionato almeno 6 o 7 chiavi di diverso colore e avere ucciso un enorme mostro che sputa globi di fuoco blu. Passa un'inserviente vestito di arancione acceso. Molto meno pericoloso del Mostro Sputafuoco, provo a chiedergli dov'è la biblioteca. Mi dice di scendere al piano di sotto. Rimango immobile e diffidente. In una delle porte sopracitate dietro di lui c'è scritto "segreteria". Busso, entro, mi scuso e chiedo informazioni. La segretaria mi guarda come se fossi La Pecorella Smarrita Del Vangelo e anche lei mi rimanda al piano di sotto, ma con indicazioni un po' più precise dell'Inserviente Arancione. Secondo lei dovrei seguire il corridoio di Urologia e prendere la prima porta a destra. Perfetto. Riscendo le scale, vengo preso dalla tentazione di prendere 5 caffè dalle macchinette e berli tutti in fila, dopodichè mettermi a urlare, slacciarmi una stringa e scappare via ridendo, ma stringo i denti. Eccomi nel corridoio di Urologia. Le porte sono tutte a sinistra, a destra neanche una.
Porca Puttana.

Cammino per una ventina di metri davanti alle facce delle persone in attesa. Solo in quel momento realizzo pienamente che quello è comunque il reparto di un'ospedale. Quelle persone sono lì perchè qualcuno di loro conoscenza sta per essere preparato all'operazione, oppure già sotto i ferri. Hanno le facce smarrite e annoiate, sicuramente più della mia. In quel momento esatto mi sento incredibilmente stupido e inizio a guardare tutte le maledette targhette di tutte le maledette porte del Corridoio di Urologia. Niente, sopra nessuna c'è scritto Biblioteca o niente di simile. Capisco che è arrivato il momento di andare alla direzione. Presentarsi in direzione di chirurgia con la mia faccia da studente e chiedere "Scusi dov'è la Biblioteca?" è un po' come chiamare mia madre nel cuore della notte e chiedere "Scusa mamma, il latte di solito lo prendi intero o parzialmente scremato?". Mi avvicino alla signorina della direzione e a testa bassa pongo la mia domanda per la centesima volta.

La signorina mi guarda e mi indica con precisione la strada, accompagnando con il braccio e la mano la spiegazione dei movimenti che devo fare. Io ringrazio e lei sorride. In quel sorriso c'è un'intera enciclopedia di quei manuali di automiglioramento, quelli in cui in ogni pagina c'è scritto almeno tre o quattro volte "Vedrai, ce la farai. Non arrenderti mai. Sei ad un passo dall'ottenere ciò che vuoi". Giungo davanti alla porta che dovrebbe essere la biblioteca. Non c'è scritto sopra assolutamente niente. Grazie tante. A questo punto mi aspetto solamente di entrare e trovare all'interno il Mostro Sputafuoco e l'Inserviente Arancione che giocano a carte ruttando rumorosamente. Mi stropiccio gli occhi, entro, non c'è nessuno, mi iscrivo all'esame. Grazie, grazie ancora, adesso posso finalmente andare a casa, a cercare di capire che cosa e dove dovrò studiare. E soprattutto perchè.

Mentre scrivo questo post sto mandando una mail alla segreteria di medicina dove richiedo una planimetria dell'intero ospedale, con nome delle aule e vie di fuga in caso di incendio. In caso contrario al prossimo esame entrerò con la macchina direttamente nell'aula.







[ the Radio Plays: Cyann And Benn - Sweet Beliefs ( Sweet Beliefs, 2006 )