Tranquilli, Sono Vivo: The Tilbury Incident #2

mercoledì, gennaio 13, 2010

The Tilbury Incident #2



Questa storia inizia qui: http://tranquillisonovivo.blogspot.com/2010/01/tilbury-incident-1.html



Ad aspettarci, davanti a casa di Margareth, ci sono due poliziotti. Hanno una divisa bianca, portano bene in vista la pistola, il manganello e un disinfettante per le mani. Sembrano molto più dottori di noi, se non fosse per il distintivo luccicante. In viso portano l'espressione della persona che vorrebbe essere da tutt'altra parte, espressione che vedo sempre più spesso da quando mi capita di avere a che fare con le malattie mentali. Scendiamo dalla macchina e ci ritroviamo in una piccola via che termina a fondo cieco da entrambi i lati, sulla quale si affacciano quattro o cinque piccole case bifamiliari a due piani, piuttosto povere, ma in buone condizioni. Fa piuttosto freddo.

La casa sulla destra rispetto a quella della paziente è illuminata. Davanti ad essa è impossibile non notare una piccola discarica di bottiglie di birra vuote. Ad un certo punto, si apre una porta ed esce una signora sulla quarantina, spettinata, che si trascina dietro uno scatolone contenente un'altra ventina di bottiglie, che vengono depositate vicino alle altre, a qualche metro dalla porta di casa. Sulla soglia, si affaccia una ragazzina che osserva la madre durante la rumorosa operazione, stringendo in braccio un bambino più piccolo, visibilmente sporco e vestito solo di un pannolone. Tutti e tre sono a piedi nudi e fanno finta di non vederci.

I due poliziotti bussano a casa della signora Margareth, ma nessuno risponde. Nel bussare, si accorgono che la porta di casa resta chiusa a malapena e che basterebbe una spallata per aprirla, anzi, probabilmente qualcuno l'aveva già fatto per poi richiuderla alle proprie spalle. Il poliziotto più basso e con qualche capello in testa cerca di chiamare la paziente, avvicinandosi alla porta e alle finestre, senza risultato. Dalla finestra della cucina si intravede una borsa appoggiata su un tavolo e poco altro. Le luci della casa sulla sinistra si accendono e una robusta signora, anche lei scalza, esce sul vialetto per chiederci cosa succede. Il dottore le spiega il motivo per cui siamo lì e le chiede se ha visto Margareth nell'ultimo periodo. La vicina, per tutta risposta, si avvicina al bidone della spazzatura e ci guarda dentro. Poi alza lo sguardo e ci spiega che, siccome di solito la nostra paziente non esce mai, l'unico modo per sapere se è in casa è quello di guardare se ci sono dei nuovi rifiuti, in genere cartoni della pizza o di cibo take away. In ogni caso, la lettura del bidone della spazzatura non offre novità rilevanti rispetto alle settimane precedenti. La signora nota le facce preoccupate dei dottori e dei poliziotti, commentando con un: "Beh, è Margareth, tutto è possibile".

Quando una persona non risponde al campanello, non è una cosa semplicissima, da un punto di vista legale, che i poliziotti le sfondino la porta ed entrino a controllare. Devono sussistere delle condizioni di urgenza. Per questo motivo, il dottore e Roger si consultano a lungo su quale articolo di legge utilizzare per giustificare l'infrazione. Nelle pause di attesa, in cui entrambi a turno tengono aggiornato via telefono il personale dell'ambulatorio, apprendo qualche notizia in più. Mrs. Margareth vive da sola, ma ha due figli che ogni tanto la vanno a trovare. Dagli ultimi colloqui avuti con lei, Roger era riuscito a sapere che si vedeva con un uomo, di cui si sforza di ricordare il nome. Un particolare che lo aveva colpito in una delle sue ultime visite domiciliari, era stato che la paziente, per pagare una consegna ad un fattorino, aveva messo le mani nella borsetta e ne aveva tirato fuori una grossa manciata di monete. Sia Roger, sia il dottore, erano d'accordo sul fatto che, con grande probabilità, Margareth avesse in casa una discreta somma di denaro.

Mentre i poliziotti girano intorno alla casa per controllare lo stato del giardino e della porta sul retro, si avvicina a noi, cautamente, una signora anziana su una motocarrozzina. Ci chiede:
" Chi siete voi? "
" Siamo dottori, stiamo cercando la signora che abita in questa casa "
" Ah...una volta conoscevo Margareth "
" L'ha vista di recente? "
" Non credo. Spero che stia bene e che la troviate. Una volta conoscevo Margareth. "
Poi fa inversione con la carrozzina e si dirige verso casa, verso il fondo della piccola via.

Vagamente interdetto dal dialogo inconcludente, Roger torna davanti alla porta, davanti alla quale stiamo ormai aspettando da più di un'ora, e solleva la buca delle lettere al centro della porta stessa per dare un'occhiata dentro casa e provare a chiamare a gran voce la paziente. Immediatamente, dalla buca delle lettere fuoriesce un odore fortissimo, tanto che Roger si deve allontanare immediatamente. Tappandosi il naso, guarda ancora attraverso e vede che nella piccola sala oltre l'ingresso c'è un po' di disordine, ma non c'è nessuno. Chiama ancora, più volte, nessuna risposta. Il dottore si avvicina e osserva anche lui. Poi si allontana e dichiara che, in ogni caso, una persona che vive in una casa in quelle condizioni non è evidentemente in grado di badare a sè stessa, per cui è necessario aprire la porta immediatamente.

I poliziotti si guardano, la vicina esce a guardare, io mantengo un rispettoso silenzio.

1 Commenti:

Anonymous Alice ha detto...

Ho il fiato sospeso. Voglio sapere! Voglio sapere!

15/1/10 01:51  

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