Tranquilli, Sono Vivo: Le Idee Strane Che Vengono Sui Treni #1

venerdì, dicembre 18, 2009

Le Idee Strane Che Vengono Sui Treni #1




Viaggio in treno sempre di meno e, francamente, non ricordo l'ultima volta che ho preso un treno di domenica mattina. Appena salito, salutato mio padre sul binario 3 di una Savona particolarmente cupa e ostile, mi sono immediatamente ricordato di quando viaggiavo in treno un po' più spesso.
Viaggiavo quasi ogni week-end, con una valigia a tracolla e il libro di anatomia. Probabilmente ho studiato anatomia sul treno più che in qualsiasi altro posto, perchè almeno in viaggio c'era poco altro da fare. A volte guardare fuori, incontrare un conoscente, raramente importunare una sconosciuta, ma soprattutto studiare anatomia. Più come attitudine, che come disciplina, visto che poi all'esame mi bocciavano sempre.
La cosa, anzi, la sensazione che è arrivata più in superficie è stata, tuttavia, quella che in treno ho ideato e talvolta realizzato alcuni dei progetti più strani della mia vita. Stavo anche finendo a lavorarci, sui treni, ma questa è un'altra storia.

Un giorno, quando ancora abitavo in via Colla 7, trovo nella buca una lettera delle Ferrovie dello Stato, che mi comunica di essere stato selezionato per un colloquio di lavoro a Genova. Cercavano dei capostazione, lavoro che nel mio immaginario ho sempre pensato adatto ad un sognatore distratto, credo sbagliando in pieno. In ogni caso, senza pensarci troppo, mi presento al colloquio, al primo piano della stazione di Genova Piazza Principe. Con mia grande sorpresa, tra i partecipanti trovo anche una mia compagna di Medicina, che abitava dalle mie parti. Doveva avere affrontato il concetto dell'offerta di lavoro in modo molto più serio del mio, visto che io a malapena sapevo per quale motivo mi trovassi lì. Forse curiosità.
Scopriamo che, per prima cosa, dobbiamo sottoporci ad un test scritto, di quelli con figure geometriche da comparare, domande stupide a cui rispondere, etc. Volevano valutare quanto eravamo intelligenti, ma visto il carattere vagamente psicologico di alcune domande, ne deduco che cercano anche di capire qualcosa della nostra personalità. Cerco di rispondere sinceramente, sospettando che che un test psico-attitudinale per un concorso statale fosse molto più accurato di quelli pubblicati sulle riviste che leggeva mia madre. Torno a Pavia divertito, su un treno, studiando Anatomia.

Dopo qualche tempo, ricevo una telefonata, in cui una signorina dalla voce sgradevole mi comunica che ho superato il test e che mi devo presentare per un colloquio orale. Rimango spiazzato, realizzando in quel momento che mi stavano davvero offrendo un lavoro e capisco che è giunto il momento di smettere di scherzare. Seduto davanti alla commissione, qualche giorno dopo, sempre nella stazione di Genova, mi rendo conto che neanche loro scherzano troppo. Mi guardano, leggono i risultati del test, rimangono un momento in silenzio e poi uno di loro sbotta:
" Qui c'è scritto che lei è iscritto alla facoltà di Medicina di Pavia. Mi chiedo: ma lei cosa diavolo ci fa qui?"

In quel momento, mi appare evidente, davanti agli occhi, il legame indissolubile tra il mio libro di anatomia e i viaggi in treno, ma mi rendo conto che, se anche riuscissi ad articolare con parole mie quella sensazione così intimamente precisa, volerla utilizzare come motivazione per essermi presentato ad un colloquio per un posto da capostazione potrebbe portare a conseguenze spiacevoli. Ad esempio, come prima cosa, uno dei quattro esaminatori si potrebbe alzare in piedi e mandarmi fuori dalla stanza a calci nel culo.

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