Tranquilli, Sono Vivo: Humbert e il Disorientamento

venerdì, dicembre 01, 2006

Humbert e il Disorientamento






Posso dire di non essermi mai perso sul serio. Magari in certi momenti, in macchina o a piedi, non sapevo con certezza dove stavo andando, però la strada l'ho sempre ritrovata. Mancava, insomma, quella spiacevole sensazione di smarrimento. Posso dire che mi è capitato di sentirmi un po' sperduto, a volte, riguardo la mia vita o più semplicemente svegliarmi al mattino e non avere la più pallida idea di cosa fare, ma quella è un'altra faccenda più complicata che esula da quello di cui vorrei parlare ora.

E' incredibile, quindi, la sensazione di sopraffazione che mi assale ( e per fortuna non sono l'unico ) quando devo andare in ospedale a cercare un'aula di cui non conosco con perfezione l'ubicazione. Tutto è complicatissimo in ospedale. Stamattina mi sono svegliato presto, ho perso la mia buona mezz'ora per parcheggiare la macchina, sono entrato in policlinico e mi sono soffermato ad analizzare la cartina. Dovevo cercare la biblioteca di semeiotica chirurgica per iscrivermi all'esame di mercoledì prossimo. Non mi sembrava un'impresa impossibile, tantomeno un'impresa. Guardando la cartina trovo immediatamente la palazzina di chirurgia ed entro. In bacheca ci sono due ragazzi con i libretti in mano, chiedo loro informazioni, mi spediscono al secondo piano.

Al secondo piano c'è l'aula dove ho seguito le lezioni e poi un lungo corridoio con miliardi di porte. Sopra ognuna di queste porte c'è un etichetta minacciosa. Arrivato alla quinta o sesta porta sono già spaventato, sospetto seriamente di essere finito in uno di quei labirinti da cui è impossibile uscire senza avere collezionato almeno 6 o 7 chiavi di diverso colore e avere ucciso un enorme mostro che sputa globi di fuoco blu. Passa un'inserviente vestito di arancione acceso. Molto meno pericoloso del Mostro Sputafuoco, provo a chiedergli dov'è la biblioteca. Mi dice di scendere al piano di sotto. Rimango immobile e diffidente. In una delle porte sopracitate dietro di lui c'è scritto "segreteria". Busso, entro, mi scuso e chiedo informazioni. La segretaria mi guarda come se fossi La Pecorella Smarrita Del Vangelo e anche lei mi rimanda al piano di sotto, ma con indicazioni un po' più precise dell'Inserviente Arancione. Secondo lei dovrei seguire il corridoio di Urologia e prendere la prima porta a destra. Perfetto. Riscendo le scale, vengo preso dalla tentazione di prendere 5 caffè dalle macchinette e berli tutti in fila, dopodichè mettermi a urlare, slacciarmi una stringa e scappare via ridendo, ma stringo i denti. Eccomi nel corridoio di Urologia. Le porte sono tutte a sinistra, a destra neanche una.
Porca Puttana.

Cammino per una ventina di metri davanti alle facce delle persone in attesa. Solo in quel momento realizzo pienamente che quello è comunque il reparto di un'ospedale. Quelle persone sono lì perchè qualcuno di loro conoscenza sta per essere preparato all'operazione, oppure già sotto i ferri. Hanno le facce smarrite e annoiate, sicuramente più della mia. In quel momento esatto mi sento incredibilmente stupido e inizio a guardare tutte le maledette targhette di tutte le maledette porte del Corridoio di Urologia. Niente, sopra nessuna c'è scritto Biblioteca o niente di simile. Capisco che è arrivato il momento di andare alla direzione. Presentarsi in direzione di chirurgia con la mia faccia da studente e chiedere "Scusi dov'è la Biblioteca?" è un po' come chiamare mia madre nel cuore della notte e chiedere "Scusa mamma, il latte di solito lo prendi intero o parzialmente scremato?". Mi avvicino alla signorina della direzione e a testa bassa pongo la mia domanda per la centesima volta.

La signorina mi guarda e mi indica con precisione la strada, accompagnando con il braccio e la mano la spiegazione dei movimenti che devo fare. Io ringrazio e lei sorride. In quel sorriso c'è un'intera enciclopedia di quei manuali di automiglioramento, quelli in cui in ogni pagina c'è scritto almeno tre o quattro volte "Vedrai, ce la farai. Non arrenderti mai. Sei ad un passo dall'ottenere ciò che vuoi". Giungo davanti alla porta che dovrebbe essere la biblioteca. Non c'è scritto sopra assolutamente niente. Grazie tante. A questo punto mi aspetto solamente di entrare e trovare all'interno il Mostro Sputafuoco e l'Inserviente Arancione che giocano a carte ruttando rumorosamente. Mi stropiccio gli occhi, entro, non c'è nessuno, mi iscrivo all'esame. Grazie, grazie ancora, adesso posso finalmente andare a casa, a cercare di capire che cosa e dove dovrò studiare. E soprattutto perchè.

Mentre scrivo questo post sto mandando una mail alla segreteria di medicina dove richiedo una planimetria dell'intero ospedale, con nome delle aule e vie di fuga in caso di incendio. In caso contrario al prossimo esame entrerò con la macchina direttamente nell'aula.







[ the Radio Plays: Cyann And Benn - Sweet Beliefs ( Sweet Beliefs, 2006 )

9 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Eheh, questo mi ha fatto venire in mente la mia odissea tra ASL spagnole, comune, dottori conosciuti da genitori altrui, farmacie... il tutto per procurarmi la fottutissima pillola: vado all'ASl spagnola, mi spiego (l'obiettivo principale è farmi assegnare un dottore, che puó venire utile non solo per fare delle ricette), e: prima mi mandano da una dottoressa a cui avevano detto che avevo bisogno della pillola del giorno dopo, poi, quando capiscono che non sono incinta, mi spediscono in comune a cambiare il domicilio, poi (nel frattempo arriva il padre di Iván) si va da un dottore (conosciuto dal suddetto padre di Iván e che ci avrebbe fatto una ricetta volante) che non conosce la marca della pillola, e che quindi ci manda ad una farmacia con la scatolina italiana del prodotto. Arrivata lì, la farmacista ci riconosce come "la fidanzata e il figlio di tal tizio che conosco", e ci da la medicina senza chiedere la ricetta. Per finire, torno all'ASL perchè dico, beh, almeno mi faccio assegnare un dottore, anche se il contraccettivo ormai ce l'ho. E la simpatica signora che prima mi credeva incinta, e che poi mi fa cambiare di domicilio, il tutto alla velocitá della luce perchè dovrei andare a lavorare, che mi dice?
"Il pc è rotto. Torni un altro giorno".
Sic.

5/12/06 19:43  
Anonymous Anonimo ha detto...

Il pronto soccorso quante stanze e quanti corridoi ha..?

6/12/06 00:19  
Blogger humbert ha detto...

E Vaccari si candida nuovamente per il commento meno interessante della storia.

6/12/06 16:23  
Anonymous Anonimo ha detto...

umbe, continui ad essere una delle mie persone preferite!non sai quanto ci manchi. a proposito, quando vieni in olanda?
guess who's writting?

6/12/06 18:09  
Anonymous Anonimo ha detto...

Ok. Bastava dirlo. Niente più commenti.

7/12/06 16:21  
Anonymous Anonimo ha detto...

mah.
le organ si sono sciolte.

8/12/06 23:04  
Anonymous Anonimo ha detto...

ah certo questo è interessante.
ma le donne ogni tanto si sciolgono..

10/12/06 12:21  
Blogger humbert ha detto...

Non ho capito. Nel senso una volta al mese o cosa?

10/12/06 14:12  
Anonymous Anonimo ha detto...

una volta al mese...ah ti riferisci a quel tipo di umore (liquido..). No, è che normalmente subiamo gli effetti degli sbalzi d'umore: siamo praticamente in balìa degli umori.Però essere donna è un'esperienza che consiglio davvero a tutti..

10/12/06 17:47  

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page